Francesco Saverio Altamura (1826 - 1897)

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Biografia breve di Saverio Altamura

Francesco Saverio Altamura (Foggia 1826 - Napoli 1897) è stato un pittore del XIX secolo. Figlio di Raffaele, funzionario governativo, e della greca Sofia Perifano, si trasferì negli anni Trenta a Salerno e successivamente ad Avellino, prima di giungere nel 1840 a Napoli. Qui frequentò il R.Istituto di Belle Arti stringendo un particolare legame di amicizia con Domenico Morelli. Alle Biennali borboniche espose La sfida di Apollo e Marsia (1843), Cristo e l'adultera (1845), Ruth nel campo di Booz (1846). Nel 1847 concorse con Morelli per il pensionato artistico di Roma, vincendolo, con il dipinto L'Angelo che intima a Goffredo di continuare la lotta per la liberazione del S. Sepolcro. Prese parte attiva alla vita politica, prima con i moti del Quarantotto - che gli costarono la prigionia in S. Maria Apparente dove ebbe modo di conoscere Poerio, D'Ayala e Settembrini - poi con quelli unitari. La sua militanza antiborbonica e liberale lo costrinse alla fuga e di conseguenza all'esilio a Firenze nel 1850. Qui, dove rimase per numerosi anni, frequentò la libreria Viesseux e i letterati dell'epoca, come Guerrazzi e Nicolini. Partecipò a qualche mostra della Promotrice fiorentina; nel 1851 con un Episodio della schiavitiù degli ebrei, Pia de' Tolomei e n limbo. Nel 1854 insieme a Serafino De Tivoli, i fratelli Markò, Lorenzo Gelati, Alessandro La Volpe fondò la Scuola di Staggia, anticamera del movimento macchiaiolo. Nel 1855 si recò a Parigi, con De Tivoli, Palizzi e Morelli, dove ebbe modo di conoscere gli studi sulla natura dei barbizonniers e dove acquisi le tecniche pittoriche dello specchio nero e del ton gris, suggerite poi ai macchiaioli. Strinse un legame con la pittrice inglese Jane Hay, allieva di Ruskin e Leighton, dalla quale ebbe due figli; dalla conoscenza della sua pittura e del suo ambiente durante il soggiorno londinese del 1862 Altamura maturò l'interesse per il dictus preraffaellita, che influenzerà gli affreschi realizzati nel 1865 nella Cappella del Palazzo Reale di Napoli (Morte e Gloria della Vergine). Nel 1859 concorse al premio Ricasoli, vincendolo, con il dipinto Mario vincitore dei Cimbri, ripresentato a Torino nel 1863, quando gli fu commissionata una replica da Vittorio Emanuele II. Dell'anno successivo è il ciclo della Trilogia del Buondelmonte, mirante a rievocare l'origine dei Guelfie dei Ghibellini, in tre partizioni la Tradita, le Nozze e i Funerali. I funerali di Buondelmonte (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), proveniente dalla collezione Vonwiller, eseguito a Firenze, fu premiato alla I Mostra Nazionale di Belle Arti del 1861 assiemne a l consiglio dei Dieci di Celentano e a La cacciata del Duca di Atene di Ussi. All'esposizione universale di Parigi del 1867 espose Gesù tra i Farisei. Nello stesso anno rientrò definitivamente a Napoli. Qui è costantemente presente nelle mostre della Società Promotrice di Belle Arti, già a partire dalla prima del 1862 - dove espose un'opera a carattere storico Dubbio e fede. Bartolomeo Panciatichi e sua moglie, che primi in talia studiano le controversie religiose - fino a quella del 1896. Tra gli altri dipinti presentati in queste occasioni, ricordiamo le quattro tele pro- poste nel 1869, Flora, Una Croce sul Vomero, D'Ofelia al pari, inconscia, vagabonda, cogliendo fiori, si perde...e il lavoro. Sue presenze si registrano anche in sede nazionale: a Parma nel 1870 con uno Studio di donna, una Marina di Meta, Il compenso al valore, Dubbio e fede e Il trionfo di Mario, mentre alla Nazionale di Napoli del 1877 espose Monacazione di Maria Spinelli e Un Carnevale all'epoca del Savonarola. Partecipò anche alla Mostra Nazionale di Torino del 1880 con Excelsiore Cose veccbie e cose nuove, ripresentato a Milano lanno seguente insieme con un nuovo dipinto, Idillio. All'Esposizione Nazionale di Roma del 1883 presentò Acte sorprende Nerone e Dulce pro Patria mori, riproposto a sua volta a Torino nel 1884, insieme con Una madre a Casanicciola. Molto interessante, e poco conosciuta agli studi, è una fase della sua pittura risolta in chiave "francese" che ha interessato soprattutto gli anni Novanta. Dal matrimonio con la pittrice greca Elena Bucuri ebbe tre figli, tra i quali il pittore Alessandro (Firenze 1856 - Parigi 1918).

FONTE: L'Ottocento Napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero

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